Pubblica di mercoledì 20/12/2023
Pubblica di mercoledì 20/12/2023
calendar_today 20/12/2023 11:00
Tempi felici per la radio. Firmato: Censis. Nell’ultimo rapporto del centro studi, che da sessant’anni realizza ricerche sulla società italiana, si può leggere: «La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente i radioascoltatori sono il 79,9%». Nel 2022 il Censis ha sondato l’affidabilità dei mezzi di comunicazione su due temi specifici: la pandemia e la guerra. Risultato, secondo il Censis: «il premio come mezzo di informazione più affidabile è andato alla radio (70,3%). La televisione è considerata affidabile sulla pandemia dal 58%e sull’Ucraina dal 57%. La stampa – conclude il Censis – trova consenso da parte del 55,7% per le notizie sulla pandemia e del 53,2% per quella sulla guerra». Pubblica ha ospitato Massimiliano Valerii, direttore del Censis. La modernità e l’affidabilità del mezzo radiofonico quanto è contagiosa per la televisione? Quanti programmi tv ammiccano al format radiofonico? «Non è una novità assoluta», risponde a Pubblica Stefano Balassone (critico, produttore e autore televisivo). «La televisione in Italia nasce portando i conduttori della radio in video: Corrado, Bongiorno erano tutte voci radiofoniche. Il trasferimento radio-tv cambia quella convenzione di attenzione che intercorre tra spettatore e intrattenitore. Il mezzo radio è univoco, segue il filo della parola o della musica. La radio costringe al filo del discorso. Gli altri mezzi – prosegue Balassone - sono polisemici: non hanno solo la parola, ma anche le immagini con tutti i loro particolari. Più aumenta la polisemia, più aumenta la distrazione da parte dello spettatore, e minore è la dedizione».