Pubblica di martedì 15/10/2024
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calendar_today 15/10/2024 11:01
Tre uomini, tre studiosi in università americane, per un’interrogativo: “come si spiegano le differenze di prosperità tra le nazioni?”. La risposta a questa domanda è valsa l’assegnazione del premio Nobel per l’economia a Daron Acemoglu (MIT Cambridge), Simon Johnson (MIT Cambridge) e James Robinson (università di Chicago). Tre economisti, uno di origini turche e gli altri due britanniche, che hanno collegato la prosperità delle nazioni alle istituzioni politiche che si insediano negli stessi paesi.
«Dal punto di vista del metodo - racconta a Pubblica l'economista Emiliano Brancaccio - i tre restano legati ai dogmi dell’ortodossia. Le loro teorie sono ancorate al postulato neoclassico». Qual è stato lo studio decisivo ai fini del Nobel fatto da Acemoglu, Johnson e Robinson? «Il Nobel - prosegue Brancaccio - lo hanno vinto soprattutto su alcuni studi legati all'epoca coloniale. Le loro ricerche segnalano che dove i colonizzatori hanno instaurato regimi più prossimi a forme di governo tendenti alla democrazia (tra mille virgolette, come farebbero anche gli autori), allora lo sviluppo economico successivo è stato più accentuato. Dove, invece, i colonizzatori imposero governi autoritari, finalizzati ad estrarre risorse, i territori sono rimasti in uno stadio di sostanziale stagnazione».