Pubblica di martedì 03/10/2023
Pubblica di martedì 03/10/2023
calendar_today 03/10/2023 11:01
Dieci anni fa la strage di Lampedusa. 368 migranti muoiono annegati a poche decine di metri dalla riva. La stragrande maggioranza di loro era di cittadinanza eritrea, in fuga dalla dittatura nel loro paese. Due anni dopo, il 18 aprile del 2015, in acque internazionali a sud di Lampedusa, un altro naufragio: 58 corpi senza vita recuperati. I dispersi, un numero impressionante: tra le 700 e le 900 persone. 21 aprile 2021: 130 persone muoiono annegate nel Canale di Sicilia per l'affondamento delle tre imbarcazioni su cui si trovavano. Sono solo alcune delle stragi che si sono susseguite nel corso di questi ultimi dieci anni. Secondo le agenzie dell’Onu che si occupano di migrazioni (Acnur, Oim, Unicef) dal 2013 ad oggi sono oltre 28 mila i morti nel Mediterraneo. Impressionante il fatto che non si riesca ad avere - e non si avrà mai - il numero preciso delle vittime, oltre che il loro nome. Cosa abbiamo imparato da quanto è successo in questi dieci anni? Cosa ha imparato la politica (fatte le debite distinzioni) da queste stragi e a cui resta legata da una responsabilità quanto meno oggettiva? La politica (fatte le debite distinzioni) ha imparato a non speculare più sui morti in mare? Ha imparato a non alimentare più la falsa paura dell'invasione? Da dove nasce tutta questa cattiveria? Chi ha trasformato il principio di solidarietà in un atto inutile di buonismo? E la migrazione in un crimine da reprimere? Pubblica ne ha parlato con il filosofo della politica Roberto Escobar e la psicologa sociale Chiara Volpato.