Lampedusa, il dovere di aiutare. Perchè l'Europa non vuole permetterselo? Intervista con Cécile Kyenge.
Lampedusa, il dovere di aiutare. Perchè l'Europa non vuole permetterselo? Intervista con Cécile Kyenge.
calendar_today 12/02/2015 00:00
Cécile Kyenge è una deputata europea. E' stata ministra dell'Integrazione nel governo Letta dall'aprile 2013 al febbraio 2014. Era dunque una ministra del governo italiano quando fu decisa l'operazione Mare Nostrum, dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui morirono 366 persone. Un'operazione che era mirata principalmente al soccorso in mare dei migranti e che poi è stata abbandonata e sostituita – dal primo gennaio di quest'anno – con la cosiddetta operazione Triton, limitata al solo pattugliamento di una zona ristretta di mare. Perchè Mare Nostrum è stata abbandonata? Perchè il governo italiano non l'ha fatta diventare un perno della sua politica sull'immigrazione? Perchè, poi, l'Europa non vuole permettersi il dovere del soccorso in mare dei migranti? «Perchè oggi – dice Cécile Kyenge, ospite di Memos - visto che non abbiamo una politica comune europea, prevalgono logiche ideologiche, economiche che portano ciascuno a voler proteggere il proprio territorio, a chiedere una chiusura delle frontiere». Kyenge difende la decisione del governo di cui faceva parte. «L'Italia, dopo la strage del 2013, aveva fatto vedere qual era la strada da percorrere. Mare Nostrum, come operazione italiana, doveva avere una vita breve, perchè doveva servire come passaggio verso un allargamento su scala europea dei suoi principi. Mare Nostrum era una sfida all'Europa: senza il primato della vita anche nelle politiche dell'immigrazione non esiste una soluzione». Perchè poi il governo italiano chiude Mare Nostrum? «Per logiche interne, politiche, visto che a gestire la questione c'era il ministro Alfano – dice Kyenge -. E anche per pressioni esterne, neanche velate, di commissari europei che si occupavano di immigrazione e che accusavano Mare Nostrum di aprire le porte dell'Europa ai migranti».